Dopo la notte passata nella umida camera del pianterreno dell'Edelweiss riceviamo la colazione con un riscaldante caffè e della buona frutta. Qui siamo a 1150 m di altitudine per cui la mattina e la sera la temperatura è fresca. La partenza con l'autista inviato da Luca è puntuale alle 8.00. Dopo pochi km di strade tutte curve arriviamo nel villaggio di Langa dove ci attende un orgoglioso Luca pronto ad introdurci nelle usanze e tradizioni della sua gente. Luca è qui come “capo clan”, che conta a suo dire ca. 8'000 persone, è un'autorità importante e da quanto riusciamo a capire molto rispettata e benvoluta. Attorno alla grande piazza del paese sono ubicate le case tradizionali, mentre sul retro, verso la foresta vi sono le case, o capanne dove gli abitanti fanno la loro vita quotidiana. La casa tradizionale a parte il tetto in lamiera, che originariamente doveva essere in paglia, è tutta costruita in legno massiccio con assi incastrate fra di loro; non usano ne chiodi ne viti. Dopo le interessanti spiegazioni generali entriamo nella sua casa dove ci fa accovacciare su un grande tappeto guardando bene come ci disponiamo. In particolare ci sono delle regole che proibiscono anche a lui di sedersi in un certo posto sotto una specie di spalliera dove dice che possono sedere solo le donne, e dove generalmente durante le cerimonie siede sua moglie. Interessante è che lui dice di essere cattolico ma quando ci spiega lo svolgimento delle cerimonie tradizionali ci dice che per ogni evento famigliare (nascita, matrimonio, morte di un parente) devono sacrificare degli animali, vedi bufalo, capra, pollo ecc. Gli chiedo se ciò non comporta dei problemi e lui mi risponde dicendomi tranquillamente che, la tradizione animista e la religione cattolica, sono due cose ben diverse che loro festeggiano separatamente.
Penso che sia veramente favoloso per loro poter spaziare fra due mondi cosi diversi. Diverso deve essere per i preti ed i missionari cattolici, per loro credo non debba essere una grande soddisfazione sapere che usciti dalla messa vanno magari a casa a sacrificare il bufalo per tenere lontani gli spiriti cattivi quando celebrano la nascita di un figlio! Tutto ciò è molto comune fra queste popolazioni di Flores e Timor e lo si incontra anche fra tante popolazioni indigene dell'America latina. Un altro parallelo evidente con l'America latina è che per loro la madre è simboleggiata dalla terra (la pacha mama in AL) ed il padre è simboleggiato dal cielo e tutto quanto sta in alto (per gli incas è il sole). Ci congediamo poi da Luca per continuare il giro visitando di seguito i villaggi di Luba, Bena e per finire Gurusina. Il più bello, perché ben conservato con quasi tutte le costruzioni con ancora il tetto in paglia è quello di Bena. Qui ci intratteniamo a lungo a scattare foto con bambini ed anziani che ci salutano e vogliono essere fotografati. Diversamente che da altre parti qui ai bambini piace essere fotografati per poi a venire a vedersi nel display delle nostre macchine fotografiche. A Gurusina quando arriviamo inizia a piovere, per cui dobbiamo attendere riparandoci sotto il tetto di una capanna. Poi Matthias si mette a giocare a calcio con una schiera di ragazzini che corrono in giro fra i sassi a piedi nudi. Alcuni portano con grande orgoglio delle magliette di giocatori di club europei. Finita la partita con un'escoriazione al piede di Matthias continuiamo per la fonte termale che si trova a circa 250 sul livello del mare. Più che una fonte si tratta di un ruscello che porta acqua caldissima, ci dicono fino a 70 gradi, che con lo scorrere si raffredda lentamente mescolandosi con l'acqua fredda di un altro ruscello. Un centinaio di metri più a valle troviamo un pozzo con una piccola cascata dove l'acqua avrà circa 40 e dopo un momento di acclimatazione si riesce addirittura a nuotare. Passiamo un paio di ore in questo incantevole e tranquillo posto, poi arriva un gruppo di locali, e allora prendiamo le nostre cose e partiamo appena prima che si scarichi il prossimo temporale tropicale. Ritornati al nostro alloggio a Bejawa prendiamo posto sotto un pioggia scrosciante nella nuova e più accogliente camera del primo piano . A cena andiamo ancora una volta con Matthias e Marilyn al ristorante Camellia, gestito da una famiglia di cinesi. Qui per nostra sorpresa incontriamo il “professore inglese” e la sua famiglia che avevamo già conosciuto sulla crociera Perama.
Il nostro percorso
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