Stamattina appena alzati, fatto il bagno in piscina e la colazione con Luigi e Franca, che con noi sembrano essere gli unici ospiti della pensione, andiamo a cercare di noleggiare un'auto per visitare assieme l'isola. A colazione Lugi ci informa che con noi ci sarà anche una signora di Moorea, di nome Leonie, che avevano conosciuto in un precedente viaggio dieci anni fa. Mentre io e Luigi andiamo a cercare di noleggiare l'auto, Maggie e Franca vanno al porto dei traghetti per accogliere Leonie. Alla AVIS, dopo aver cercato di rifilarci un'auto di categoria superiore, ci consigliano di andare dalla concorrenza Hertz, che hanno auto più piccole. Difatti riceviamo subito una piccola VW e in pochi minuti partiamo per andare al porto a prelevare le signore che nel frattempo avevano incontrato Leonie e ci attendevano in un Bar. Dopo i saluti ed i convenevoli partiamo per fare il giro dell'isola in senso antiorario. Sul percorso ci fermiamo a visitare il museo di Tahiti e della Polinesia. Peccato che quello che viene esposto riguarda quasi solo la storia coloniale con i primi navigatori, vedi Wallis, (il primo europeo ad arrivare qui), Cook (che tutti credono che fu lui il primo), Bligt (il capitano del Bounty), Bouganville (al quale si deve la seguente presenza francese), e la successiva colonizzazione francese che fece della Poninesia i “territori francesi di oltremare”. Sul tema anche Leonie, che non vuole espressamente entrare nel museo, ha i suoi commenti ed osservazioni da darci. Lei, come ci dice, è di discendenza reale polinesiana e ha anche un certo grado di parentela con Papa Woityla, dato che ha avuto un marito di origine polacca. Quando arriviamo all'istmo che separa la grande dalla piccola isola di Tahiti incontriamo sua figlia Wanda che con Sofia ci accompagnerà fino a casa di conoscenti dove veniamo accolti calorosamente con la messa al collo do collane di conchiglie. Veniamo quasi sopraffatti da tanta ospitalità, specialmente per noi che non conoscevano neanche! Poi ci offrono un sontuoso pranzo a base di squisiti frutti della pianta del pane cotti (chiamato in tahitiano urù), di pesce crudo con latte di cocco alla tahitiana, pollo alla griglia e altre prelibatezze locali. Come dessert ci servono uno squisito “tirami sù” alle banane. Già il posto, in riva al mare con un'isoletta disabitata (un mutu in polinesiano) a fare da sfondo al mare, sembra un paradiso; l'aggiunta di quanto ricevuto per pranzo fa il resto. Peccato che quando, dopo aver visitato il bel giardino con tutte le ben curate piante tropicali, vogliamo andiamo a cercare una spiaggia per fare il bagno, arriva il solito acquazzone rompiscatole. La rinuncia a fare il bagno ci permette, visto che la giornata volge al termine, di continuare il periplo dell'isola e rientrare al nostro alloggio a Papeete prima che sia totalmente scuro. Sul percorso di ritorno vediamo ancora il “treu du souffleur”, uno spruzzo di acqua causato dalle onde del mare, e le spiagge Papenoo frequentate dei surfisti di tutto il mondo. Dopo il rientro siamo cosi stanchi e ancora sazi dal pranzo che rinunciamo alla cena per andare presto a dormire.
Il nostro percorso
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