Il nostro percorso

mercoledì 31 marzo 2010

25 marzo 2010 La Paz - Tiwanaku - Copacabana

Dopo la solita colazione con pane burro e marmellata, e aver fatto il check-out dell'hotel, ci mettiamo in attesa del bus che dovrebbe venire a prenderci per il tour a Tiwanaku. L'attesa è quasi di un'ora ed ad un certo momento, vedendo che non arrivava nessuno ho fatto chiamare all'agenzia, la quale ci tranquillizza dicendoci che ci sono problemi di traffico ed è tutto normale. La partenza sarà solo verso le 9 e dovremo andare a prelevare altri passeggeri in altri hotel. Poi dopo che i vari minibus sono rientrati al terminal si combinano i gruppi per che vuole la guida in inglese e chi in spagnolo. Noi siamo con quelli in inglese e con noi ci sono altri svizzeri e vari tedeschi e francesi. Alle 9.30 circa, finalmente lasciamo La Paz inerpicandoci fino al margine dell'altoplano dove inizia l'interminabile e poco attraente città satellite di El Alto. Qui fra le case e altre costruzioni mezze decadenti vi è l'aeroporto e vi passa tutto il traffico che va e viene da La Paz. Il caos per le strade è indescrivibile, noi ci imbattiamo inoltre in gruppi che con musica striscioni e addirittura danze stanno facendo campagna elettorale per l'uno o l'altro dei candidati alle elezioni regionali del 4 aprile prossimo. Poi lasciata El Alto si continua su strada asfaltata fino al pueblo di Tiwanaku, dove con la nostra guida visiteremo le ruine ed i due musei sulla millenaria cultura Tiwanaku. Si tratta di una cultura che si è insediata sull'altoplano andino dalla Bolivia, al sud del Perù fino al Nord dell'Argentina e del Cile. Questa straordinaria cultura ha avuto inizio ca mille anni prima degli Incas e per tanti aspetti è stata la cultura che ha dato di più dal punto di vista culturale e politico di tutte le altre culture andine. Notevoli sono le sculture neolitiche ed il templi che si possono ammirare qui a Tiwanaku, la vera capitale politica e religiosa di questa cultura. Da notare che gran parte delle costruzione dei templi nonha potuto essere ricostruita dal fatto che gli spagnoli usarono buona parte del materiale per costruire chiese e altre costruzioni sia a Tiwanako sia a La Paz. Dopo il giro fra i vari templi pranziamo tutti assieme in un ristorantino locale per poi terminare il nostro percorso visitando l'interessante museo storico e quello litico. Poi, verso l'1.30 si riparte per rientrare verso La Paz. Noi però scenderemo ad El Alto, fra il caos di auto, camion e bus per continuare il nostro percorso verso Copacabana. Il nostro bus arriva da La Paz con enorme ritardo e deve essere ancora caricato di ogni tipo di materiale e bagaglio. L'operazione di carico è molto interessante, con ogni mezzo vengono caricate sul tetto del bus addirittura delle box musicali nuove, mobili, sacchi con ogni tipo di vegetali ed animali. Poi,alle 4, con oltre un'ora di ritardo si parte. Per fortuna anche questa strada, seppure i non ottime condizioni, è asfaltata. Il paesaggio, con qua e la la visione sulla 'cordilliera real'e l'altoplano in gran parte verde per le piogge delle ultime settimane e bellissimo. Poi finalmente, dopo una settantina di km, ecco apparire il mitico lago Titicaca di un colore azzurro intenso quasi irreale. Costeggiamo poi il lago fino allo stretto di Tiquina dove il bus viene caricato su un traghetto di legno, mezzo sgangherato, identico come mi ricordo dal precedente viaggio di 33 anni fa, per attraversare lo questi circa 200 metri che separanole due sponde del lago. Passato questo delicato posto abbiamo ancora una quarantina di km accompagnati dal lago e dal tramonto prima di raggiungere la nostra destinazione di Copacabana. Qui al terminal dei bus veniamo convinti da una signora locale ad andare a vedere l'abitazione che ci propone. Con una californiana che era con noi sul bus andiamo a visitare il posto, un po angusto ma tutto nuovo, e decidiamo di rimanervi. Come prima cena a Copacabana siamo quasi obbligati a provare 'las truchas del Titicaca' in un ristorante vicino al lago, prima di andare superstanchi a dormire nell'alloggio che è tanto nuovo che non ha nemmeno il nome.

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