Il nostro percorso

sabato 28 febbraio 2009

21 febbrraio 2009 Yogyakarta / Borobodur / Pranbanan

La giornata di oggi la dedichiamo alla cultura religiosa dell'isola di Java con la visita dei due più importanti templi, quello buddista di Borobudur e quello indù di Pranbanan situati ambedue alla periferia di Yogyakarta. Ci alziamo alle 7 circa per fare colazione all'ostello e recarci subito all'agenzia turistica che avevamo già visitato ieri per discutere il programma e decidere cosa fare. Con i canadesi combiniamo di noleggiare un taxi con autista al prezzo fisso di 30Fr e visitare, prima Borobudur a ovest e poi Pranbanan ad est della città e vicino all'aeroporto, cosi da permettere a loro di prolungare il visto indonesiano. Sul tragitto verso Borobudur ci fermiamo su desiderio di Saeed, che di professione è gioielliere, in una fabbrica di gioielleria in argento. Qui Saeed si fa spiegare ogni dettaglio delle lavorazioni che ci vengono mostrate. A noi ci sembra quasi eccessivo e ci meravigliamo della cortesia e della disponibilità con la quale il personale reagisce e corrisponde alle sue richieste. Alla fine chiede addirittura di avere dei campioni di certi materiali particolari, in parte delle sostanze vegetali, usate per la lavorazione dell'argento. Con l'acquisto di 10 grammi di argento per ca. 10$ gli viene concesso tutto quanto (e più ancora) richiesto. Poi veniamo portati all'entrata del tempio di Borobudur (patrimonio culturale Unesco), dove dopo l'acquisto dei biglietti ed una breve spiegazione ci avviamo attorniati da una folla di giovani studenti locali alla scalata dell'enorme tempio buddista. Secondo la guida è il tempio buddista con le dimensioni più grandi esistenti al mondo! Sarà vero? In ogni caso al primo colpo d'occhio risalta, oltre al volume anche i numerosi stupa collocati sulla sommità del tempio. Con fatica, fotografando ed aggirando qua e la i gruppi di giovani che si divertono a giocare a nascondino fra i numerosi angoli del tempio, arriviamo in cima, da dove la vista sulla foresta circostante è veramente magnifica. Per nostra sfortuna però vediamo che si sta preparando un bel temporale che malgrado ci mettiamo a camminare veloci non riusciamo ad evitare. Per riparaci facciamo uno spuntino con le nostre riserve di biscotti sotto una tettoia. Terminato l'acquazzone ritorniamo all'uscita dove dopo aver evitato i venditori di souvenirs, risaliamo in taxi per continuare verso l'altro tempio di Pranbanan. Nel tour avevamo previsto un'escursione verso nord per vedere il vulcano Merapi (ancora attivo con l'ultima eruzione nel 2001 e alto 3150), ma dobbiamo rinunciare perché le nuvole ne impediscono la vista. I canadesi decidono di andare subito all'aeroporto e di rinunciare alla visita dell'altro tempio, per cui li scarichiamo davanti l'aeroporto e ci diamo appuntamento per più tardi. Noi continuiamo il viaggio e andiamo a visitare Pranbanan, il più grande tempio indù dell'isola di Java. Mentre a Borobudur vi è una unica costruzione qui sono almeno 50 i vari templi disseminati in un parco bello e molto vasto. I templi sono dedicati alle varie divinità indù quali Brahma, Shiva, Visnù ecc. ecc. Il complesso dopo un lungo tempo di abbandono è stato ricostruito a partire dal 1937 ma un terremoto nel 2006 ha parzialmente danneggiato visibilmente alcuni templi. Durante la visita veniamo intervistati con la telecamera da dei gruppi di giovani studenti che vogliono sapere le solite cose e cosa pesiamo del tempio. Poi ritorniamo a prendere i canadesi che purtroppo non hanno potuto prolungare il loro visto dato che è “not extendable”; che fregatura: adesso hanno solo 2 giorni per lasciare il paese e poi rientrare e richiedere il visto di un mese. Rientriamo assieme a cercare consiglio all'agenzia turistica e dopo lunga discussione decidono di prendere un volo ancora stasera per Bali e vedere li se poi, cercare una soluzione locale o procedere per Dili (Timor est) o ritornare a Singapore!.Noi combiniamo il nostro tour di domani al vulcano Bromo da soli. Rientriamo poi all'ostello, ci congediamo da Marry e Saeed e ritorniamo a visitare il centro di Yogyakarta (Yogya come la chiamano i locali). Poi, dopo aver cercato a lungo inutilmente, finiamo per cenare allo stesso ristorante cinese di ieri e rientrare all'ostello gironzolando per le stradine della zona. La città a differenza di Jakarta è molto meglio curata e più pulita; anche se l'immondizia è ben visibile quasi dappertutto anche qui.

19 febbraio 2009 Jakarta - Yogyakarta

Facciamo colazione assieme ai canadesi alle 6.30 per poter prendere un taxi alle 7.00 per andare alla stazione di Gambir a prendere il treno per Yogyakarta. Sul percorso passiamo nelle zona del centro di Jakarta e vediamo il gigantesco monumento all'ex dittatore Sukarno, che ha dominato con il pugno di ferro l'indonesia per più di 30 anni. Il monumento, una specie di obelisco di 132m, anche denominato Monas, domina l'immagine del centro di Jakarta, viene anche chiamato scherzosamente “l'ultima erezione di Sukano”. Il traffico già a questa ora, come ci era già stato preannunciato, è caotico ma riusciamo ad arrivare alla stazione con sufficiente anticipo per comperare i biglietti ed attendere il treno che parte con 30 min. di ritardo. Il treno visto dall'esterno sembra una “vecchia carretta” ma l'interno è confortevole e pulito. Unico inconveniente il nostro finestrino è rotto, colpito probabilmente da un sasso! Il nostro vagone, di prima classe, come tutto il resto del treno, è semivuoto per cui ci possiamo sistemare comodamente dove vogliamo. Lentamente lasciamo prima il centro e poi l'interminabile periferia di questa città nelle quale non abbiamo trovato veramente niente di attrattivo e mostrandoci un enorme problema di smaltimento dei rifiuti. Dappertutto, lungo le strade, la ferrovia e nei canali vengono gettati i rifiuti di tutte le specie lasciando, oltre all'aspetto poco edificante anche un odore poco appetitoso! Il problema, a parte Singapore, è quello di tutti i paesi asiatici visitati finora; ma qui a Jakarta ci sembra più grave. Naturalmente Jakarta, con ca. 10 milioni di abitanti, in continua crescita ed un clima tropicale non ha i migliori presupposti per risolvere tanto facilmente il problema. Lascito Jakarta e le città vicine di Bogor e Bandung ci inoltriamo verso la zona a sud dell'isola di Java attraversando una regione montagnosa.. Il paesaggio è molto bello e caratterizzato dal verde della foresta e della piantagioni con il riso appena germogliato. Siamo ancora nella stagione delle piogge e cosi la vegetazione risplende di un verde lussureggiante quasi irreale. Noi ci accontentiamo di fare qualche foto attraverso il vetro sporco del vagone climatizzato! Durante il viaggio ci servono addirittura un pranzo e del thè a volontà. Verso le 16 con il ritardo iniziale di ca. 30 minuti arriviamo alla stazione di Yogyakarta. Noi abbiamo già l'indirizzo di un guesthouse dove vogliamo andare per cui riusciamo facilmente ad evitare i soliti procacciatori di turisti. Alloggiamo nel Losmen Setia Kawan una vecchia casa coloniale con decorazioni artistiche multicolore in stile batik, a poca distanza dalla stazione ma in una zona tranquilla Per 20Fr riceviamo la camera più lussuosa, l'ultima ancora disponibile dopo quella attribuita ai nostri compagni di viaggio canadesi. Abbiamo tutto quanto si può desiderare e un televisore con lo schermo piatto di più di un metro di diagonale; peccato solo che non abbiamo il tempo per nemmeno accenderla! Con Marry e Saeed usciamo poi a fare un giro per la zona centrale della città, con la moschea e con i numerosi negozi di articoli fatti con le decorazioni batik, la vera specialità della regione. A cena andiamo a finire nel solito ristorante cinese dove troviamo oltre a tutte le specialità asiatiche anche la birra che nei ristoranti mussulmani non si trova! Discutendo con Marry e Saeed veniamo a sapere che hanno un visto di soli 7 giorni e che quindi fra due giorni al massimo dovrebbero rinnovare. Decidiamo quindi di noleggiare assieme per domani un taxi con autista e di farci portare, oltre che a visitare i templi di Borobodur e di Pranbanan anche all'ufficio immigrazioni dell'aeroporto per prolungare il visto indonesiano. Poi dopo aver fatto un nuovo giro nel centro, aver visitato una libreria per comperare una cartina geografica finiamo, quasi contro voglia, in una esposizione di pitture batik. Qui ci coccolano, ci servono il thè credendoci dei turisti danarosi; ma alla fine per loro delusione, ma con nostra dura lotta, riusciamo ad uscire senza comperare niente.

sabato 21 febbraio 2009

18 febbraio 2009 da Batam a Jakarta con la nave

Oggi è il giorno della partenza per un lungo viaggio in mare; ci attendono 26 ore di navigazione sul mare indonesiano! Io mi alzo prima per andare al mercato centrale a scattare foto e a comperare dell'ottima frutta (mangostane, durian e anguria gialla!) per il viaggio. Eccezionale è l'offerta di pesce con pesci di tutti i colori e le grandezze; quando i venditori vedono che li sto fotografando si mettono in posa e fanno la gara farmi vedere i loro pesci più belli! Poi la solita colazione al ristorante, con il personale che vuole essere ritratto con noi (vedi foto) prima di fare la spesa per il viaggio e prendere allae 11.30 il taxi per il porto di Sekupang. Lasciamo senza rimpianti questa città senza anima e con solo tanto cemento e tanti rifiuti un po' dappertutto. La gente, cosi anche il nostro taxista, è molto amichevole e cerca sempre di aiutarti. Chiedo al taxista, che parla qualche parola di inglese quanto è grane la nave che ci porterà a Giacarta: lui ci dice sorridendo; come il Titanic!!. Gli rispondo che spero che non faccia la stessa fine! Arrivati al porto ecco il solito movimento di marinai, scaricatori e passeggeri che cercano di salire sulla nave. Noi abbiamo un marinaio che ci accompagna a trovare il nostro posto in terza classe. Il casino è indescrivibile con vecchi, ammalati, bambini sdraiati sui materassini per occupare il posto. Di fatto anche il nostro posto risulta già essere occupato per cui il nostro accompagnatore mi dice che pagando un supplemento potrebbe aiutarci a trovare un posto migliore. Noi lo seguiamo ed arriviamo nelle cabine del personale di bordo, dove ci vengono indicati due accoglienti letti che loro ci mettono a disposizione per 500'000 rupie (ca. 50fr). Sul momento rimaniamo un po imbarazzati ma al solo pensiero di dover ritornate in terza classe e dover lottare per avere il posto ci fa decidere di accettare la proposta. Sistemiamo i nostri bagagli in un armadio che possiamo chiudere a chiave e ritorniamo a vedere dall'alto le attività di caricamento della imponente nave. Dovremmo partire alle 13.00 ma infine partiremo alle 14.30 con un sole cocente ed con un leggero vento. Sulla nave intravvediamo pochissimi turisti ma tanta gente locale che con scatole, sacchi e valige cerca di andare verso la capitale Giacarta. Per lungo tempo seguiamo la costa dell'isola di Batam per poi passare fra Batam e Bintan per poi prendere il largo nel mare d'Indonesia. Tutto procede tranquillo e noi facciamo una approfondita ispezione della nave e scopriamo che al sesto deck appena sotto la terrazza del ristorante vi è anche una moschea. Io seguo i dati del GPS per vedere quando passiamo l'equatore. Il passaggio dall'emisfero nord a quello sud avviene esattamente alle 20.10, mentre sopra di noi abbiamo un cielo stellato. Dopo le 21 andiamo ad assistere alle rappresentazioni canore di un gruppo indonesiano che suona nel ristorante di prima classe. A dormire andiamo a nella “nostra” camera del personale di bordo che troviamo completamente vuota. A questo momento capiamo che i nostri posti sono di notte liberi in quanto il personale è al lavoro!Un ingegnoso sistema per arrotondare lo stipendio, calcolato che il nostro corrisponde a circa un salario mensile medio!!
Il giorno seguente ci svegliamo che sono circa le sette, poi giusto il tempo di rinfrescarci, e poco dopo ecco i nostri marinai ad entrare in camera a salutarci e a prepararci il caffe. Noi facciamo colazione con la frutta ed i biscotti che abbiamo con noi rinunciando a quella, ben poco attraente servita ai passeggeri di terza classe. Ritornati sul ponte della nave al nostro tranquillo posto di ieri assistiamo ad un esercizio di salvataggio con quasi tutto il personale di bordo occupato ad eseguire l'esercizio. Noi siamo ben contenti che sia solo un esercizio e niente di più serio! Poi conosciamo una coppia di canadesi, Marry lei e Saeed (o Sam). Lui è di origini iraniane ma vive da molti anni a a Tofino sull'isola di Vancouver. Ci scambiamo le solite informazioni dei viaggianti per poi darci l'appuntamento all'uscita della nave per eventualmente condividere il taxi per andare assieme in centro a Jakarta. Loro hanno conosciuto un indonesiano di origini cinesi di, nome Martin,che li ha già consigliato un albergo nella Chinatown di Jakarta. La giornata procede tranquilla con l'orizzonte solo il blu del mare e ogni tanto qualche altra nave o peschereccio . Ii tempo passa con qualche conversazione qua e la con i passeggeri. Poi verso le 14.30 iniziamo a vedere qualche isola e poi la costa con le prime gru del porto di Jakarta. Noi andiamo nella “nostra cabina” a preparare e prendere i bagagli per metterci in fila davanti lo sportellone d'uscita. Prima salutiamo, facendo anche di loro una foto, i nostri “marinai affittacamere”. La procedura prima di poter finalmente uscire, è molto lunga e snervante. Infine quando aprono lo sportellone, con nostra grande sorpresa, invece di poter scendere noi, entra una orda di barbari scaricatori che in barba al fatto che davanti vi erano i bambini in attesa, spingono da tutte le parti per entrare sulla nave. Una scena veramente indecente che non possiamo capire perché non cercano di evitarla!! Ci vorrebbe cosi poco con tutti i poliziotti ed il personale della nave che sta li solo a guardare!! Noi dopo lo spavento scendiamo incolumi e attendiamo i canadesi e Martin per prendere assieme un minibus per farci portare all'albergo Citra di Chinatown dove alloggeremo questa notte. Siamo cosi arrivati, dopo qualche peripezia a Giacarta, l'antica Batavia famosa per la cononizzazione olandese; anche se di olandese è rimasto ben pocoo!Durante il percorso piove ma quando arriviamo all'albergo smette. Andiamo poi a cenare presso una bancarella di un mercato locale. Riceviamo. Oltre alla birra purtroppo cada, del pesce alla griglia. Questa volta un po' bruciacchiato; peccato perché erano dei bei pesci!! Poi dopo aver fatto un giro fra le stradine semimorte attorno all'albergo rientriamo per farci consigliare e prepararci alla partenza di domani. Decidiamo assieme ai canadesi di continuare il viaggio in treno fino a Yogjakarta.

17 febbraio 2009 Isola di Batam, Indonesia

Oggi è una giornata di relax dato che rinunciamo ad andare a visitare l'isola vicina di Bintang per rimanere su questa isola a disbrigare le varie pendenze e passare la giornata in attesa della partenza di domani per Jakarta. Dopo la colazione all'albergo usciamo per andare a visitare la zona costiera a nord di Nagoya. Purtroppo l'isola di Batam è stata quasi interamente sacrificata al cemento e all'asfalto per cui non ha più nessuna attrattività turistica. Per il turismo è stata riservata l'isola vicina (30 min di traghetto) di Bintan. La zona del porto vecchio, ora utilizzato dai pescatori, è una vera e propria cloaca puzzolente e piena di rifiuti di ogni sorta. Uno spettacolo da dimenticare Invece il nuovo porto, ancora parzialmente in costruzione, ci è sembrato di una dimensione esagerata per una piccola isola come questa. Nella zona del porto vediamo un grande albergo a forma di nave appena costruito.
Girando per le strade ci saltano all'occhio i tanti cartelloni con i tanti faccioni elettorali appesi un po dappertutto. Ci viene detto che sono per le elezioni del parlamento previste a metà aprile e che a settembre si terrà l'elezione del presidente. Dopo il lungo giro del porto, sotto il sole cocente, andiamo a rinfrescarci con l'aria condizionata del shopping mall dove ne approfitto dell'accesso a internet (funziona molto bene ed è gratis) per aggiornare il blog e aggiornarci con le del mondo. Ceniamo poi a due passi dal centro in su una terrazza din un ristorante a forma di nave. Cena stavolta per me stavolta base di chiken e per Maggie “fish and chips”.

16 febbraio da Singapore a Sekupang (Indonesia)

Ci alziamo presto per andare subito a fare colazione allo stesso posto di ieri e poi all'ufficio postale da dove spediamo a casa, via mare, un pacco di 6kg per liberarci dei regali ricevuti, dai vari documenti e dai souvenirs acquistati. Poi, dopo aver fatto un tentativo inutile per ricuperare l'imposta sull'acquisto dell'apparecchio fotografico (stranamente l'imposta viene restituita solo a chi viaggia in aereo!!), ritorniamo all'albergo a prendere i bagagli per andare in metro fino al porto. Qui arrivati andiamo subito a prendere i biglietti per la partenza delle 13.10 per Sekupang. Facciamo le ultime spese per liberarci dei dollari di Singapore e poi metterci in fila l'uscita dal paese e per l'imbarco. Tutto avviene speditamente e, mentre fuori si sta scaricando un temporale ci imbarchiamo sul speedboat per Sekupang. L'uscita dal posto con il passaggio vicino alle grandi navi e le innumerevoli piccole e medie imbarcazioni, e lo sfondo dei grattacieli di Singapore è molto attrattivo. Qui posso sperimentare appieno la mia nuova macchina fotografica. Dopo ca. 45 minuti, passati fra navi, petroliere, pescherecci e isole arriviamo tranquilli a Sekupang. Scendiamo sotto un sole cocente ed una temperatura di 34 gradi. Anche l'entrata in Indonesia è molto spedita, incassano i 25US$ a persona per il visto, timbrano il passaporto e via. Dal porto prendiamo un taxi per farci portare a Nagoya, la città principale dell'isola. Prendiamo una camera all'albergo Bahrami, consigliatoci dal taxista per poi uscire subito a cercare un'agenzia per vedere come possiamo continuare il nostro viaggio. Qui, dopo un po' di peripezie perché solo una persona parla inglese, riceviamo il biglietto per il viaggio con una nave PELNI (la compagnia marittima indonesiana) per Jakarta. La partenza è però solo mercoledì per cui dovremo passare un giorno su questa isola che no offre niente di particolare. Passiamo poi il resto della giornata visitando il mercato e andando a mangiare in un ottimo ristorante che scopriamo per caso. Per neanche 20fr riceviamo un pesce alla griglia di più di un kg, dei calamari e una abbondante porzione di cozze. Dopo cena facciamo un giro di un grande shopping mall per connetterci ad internet e aggiornarci con la posta elettronica.

domenica 15 febbraio 2009

13 - 15 febbraio 2009 Singapore

Andiamo a fare colazione al “Traveller Guesthouse” dove per pochi solti facciamo una ottima e abbondante colazione. Poi ritorniamo alla zona coloniale del centro storico per visitare il Stadhuis (Municipio) trasformato in museo, la collina con i resti della chiesa di San Pedro e la fortezza portoghese A'Famosa. Da qui abbiamo la miglior vista della città, in modo particolare sulla recentemente rinnovata zona del vecchio porto con la ricostruzione sovradimensionata di un galeone portoghese ( un po kitsch per dire il vero!) e con il museo del marina. Verso le 11 rientriamo al nostro ostello per preparare i bagagli e prendere il un taxi per la stazione centrale dei bus. Anche oggi appena arrivati alla stazione ci imbattiamo in un bus pronto a partire per Singapore, la nostra prossima destinazione, Partiamo al volo alle 12.30; per un viaggio che durerà 4 ore. Tutto va molto tranquillo , il bus è semivuoto e praticamente l'intero percorso è asfaltato. Le formalità doganali, sia quelle malesi, sia quelle singaporesi vanno molto spedite, così che in n neanche mezzora siamo nella città stato di Singapore. Già appena passati la frontiera si vede dalle strade e dai quartieri, ben evidente il contrasto con il paese dal quale arriviamo. Arriviamo alla stazione dei bus vicino a Little India, dove dopo una breve ricerca troviamo l'albergo Mayo, gestito da un cinese. La camera è senza finestre verso l'esterno, ma visto la vicinanza dalla moschea e dalla sottostante strada di grande traffico, il fatto di non avere finestre è quasi un vantaggio! Facciamo poi un lungo giro a piedi fra le stradine di Little India prima di cenare in un ristorante indiano-nepalese dove ci servono per me dei gamberoni piccanti in una mezza papaya, e a Maggie un piatto vegetariano a base di patate . Tutto molto buono! Il prezzo però non è più come in malesia. Qui a Singapore tutto è più moderno, pulito e confortevole ma anche i prezzi sono più elevati. La birra Tiger per esempio, malgrado che sia prodotta a Singapore, in Malesia ed in Thailandia costa molto meno! Un paradosso economico? Oppure un metodo per far bere altre bevande! Dopo la squisita cena ritorniamo all'albergo, non senza qualche problema di orientamento, per andare a dormire nella nostra tranquilla camera senza finestre.
Il secondo giorno lo passiamo , dopo aver fatto colazione in un ristorantino mezzo inglese mezzo indiano delle vicinanze, nella zona di Chinatown. Con la moderna e comoda metropolitana in pochi minuti ci spostiamo da Little India a Chinatown. Qui facciamo un giro a zonzo fra le diverse stradine e ci imbattiamo in un theahouse dove un anziano monaco buddista, con nostra sorpresa, ci chiede in tedesco da dove siamo e ci invita a sederci con lui, un suo accompagnatore (che chiama il monaco “il mio maestro”) ed i proprietari del negozio. Non possiamo rifiutare l'occasione di conversare con un monaco buddista. Ci servono un thé particolare (read tea/thè rosso) del quale ci spiegano i vari pregi e segreti di questa bevanda. Il monaco si fa poi dare dei soldi dal suo “allievo” per comperarci una ciambella di questo the per regalacela. Noi rimaniamo imbarazzati e cerchiamo di rifiutare ma come riscontro la padrona del negozio ci regala una “theiera” per fare preparare il thè mentre l'allievo del monaco ci regala le tazzine per berlo. Noi ringraziamo e diamo il nostro indirizzo per contraccambiare quando dovessero venire da noi. Il monaco, che parla, oltre al tedesco (lingua madre) il cinese ed il Thailandese, anche un poco l'italiano e lo spagnolo, durante la conversazione ci dice di essere stato ospitato come bambino denutrito ad Ascona e a Lugano. Non ha ricordi concreti dal Ticino ma sa di esserci stato. Dice di essere stato battezzato come protestante e di aver studiato e approfondito tutte le principali religioni prima di convertirsi poi al buddismo, di vivere ora a Hong Kong, e di venire saltuariamente in Europa per incontri e conferenze. Dopo aver passato assieme conversando sui molti aspetti religiosi, compreso il tema critico del Tibet (dice di conoscere ed aver incontrato personalmente il Dalai Lama), sul quale risponde dicendomi (diplomaticamente) che il buddismo (quello teorico) ha molte variazioni ma di rispettare la separazione fra religione e politica. Mi sono però accorto che sul il tema non era così contento di parlarne, per cui non abbiamo cambiato subito argomento! L'incontro è stato per me interessante anche per conoscere meglio la realtà buddista. Sono sempre più convinto che fra le diverse grandi religioni il buddismo sia quella ha fatto meno danni nella sua lunga storia.
Girando poi per Chinatown, alla ricerca di un tempio cinese incontriamo un turista tedesco con il quale discutiamo di viaggi e avventure in giro per il mondo. A cena andiamo nella Food Street di Chinatown (Smitt Street), dove in un ristorante con tavoli sulla strada ci facciamo servire pesce e seafood accompagnato dalla solita birra Tiger; tutto buono ma i prezzi sono quasi come da noi.
Il terzo giorno a Singapore lo dedichiamo alla visita del zona commerciale e del porto, dal quale domani vogliamo partire per l'Indonesia. Rochor, a due passi dal nostro albergo, dove ci è stato detto che si trova anche un ufficio postale. Dopo aver trovato l'ufficio postale (chiuso oggi perché domenica) troviamo un ristorante con al lato una pasticceria, noi mettiamo insieme le due cose e ci facciamo una buona e abbondante colazione. Poi facciamo un giro in un grande complesso (Diem Liem) interamente dedicato all'elettronica. Qui riesco a trovare un apparecchi fotografico confacente alle mie aspettative Mi prendo una Canon SX110, con zoom ottico 10x, batterie normali a stilo e di dimensioni ridotte. Unica concessione che devo fare è che non ha un visore ottico, riesco però a farmi dare una memoria di 8G ed 100 dollari di Singapore (75fr) per la ripresa della mio vecchio di apparecchio (5 anni). Poi prendiamo la metropolitana per andare nella zona nei grandi shopping Mall (Orchard Street) con l'intento di trovare una cartina e delle dell'Indonesia, ma anche per curiosare cosa va di moda al momento. Appena scesi dalla metropolitana ci imbattiamo in un gruppo di giovani che fanno pubblicità per l'Ikea! I centri commerciali sono sovraffollati, oggi è domenica, in più il continuo cambiamento di temperatura tra fuori e i negozi con l'aria condizionata ci fa ben presto desistere, per cui prendiamo ancora il metro per andare nella zona del porto per verificare le possibilità di itinerario e gli orari per continuare il nostro viaggio verso sud. Decidiamo di prendere un traghetto per Sekupang sull'isola indonesiana di Batam. Giriamo nelle zona per fotografare il tramonto e poi andare a cenare in un ristorante del posto. Mangiamo pesce e frutti di mare ad un prezzo che al momento di pagare viene maggiorato da tasse ecc. del 20%. Questa è la fregatura singaporese, dove non sempre viene dichiarato il prezzo giusto; se no lo si chiede subito la sorpresa arriva alla fine! Rientrati al nostro albergo prepariamo tutto per partire possibilmente presto domani mattina.

giovedì 12 febbraio 2009

12 - 13 febbraio 2009 Malacca

Veniamo svegliati dai rumori del mercato cinese (pesce, frutta e verdura) che si tiene appena sotto il nostro balcone ciò che mi fa uscire a scattare le prime fotografie della giornata. Oggi sarà, dal punto di vista fotografico, una giornata molto intensiva! La ricerca di un posto per fare colazione è molto laboriosa perché i ristoranti aprono solo tardi. Ne troviamo uno in stile olandese nella parte della città coloniale che sta per aprire e ci serve un buon caffè con un cornetto tipo malese-olandese; niente di speciale, a parte l'apparenza! Malacca è la città asiatica che ha avuto, nel bene e nel male, il maggior influsso coloniale europeo. Questo è stato dato dalla sua posizione geografica: infatti il traffico navale per la l'estremo oriente doveva passare per lo stretto di Malacca. Per cui qui si sono insediati i portoghesi, poi gli olandesi e infine anche gli inglesi, senza contare i pirati di tutte le sorta. Inoltre vi sono state grandi immigrazioni di cinesi, arabi ed indiani. Ognuno in qualche maniera ha lasciato il suo segno caratterizzando una zona geografica della città. In poche centinai di metri si passa da Chinatown a quartiere europeo e a little india. Malacca è stata designata dall'Unesco partrimonio storico dell'umanita. Noi visitiamo le varie parti senza un itinerario ben preciso ma andando anche un po a caso. Ciò è semplificato dal fatto che avevamo già visitato e amato Malacca dalla visita di tre anni fa. Un superficiale confronto ci rende evidente che la città si è trasformata molto in senso turistico; e non tutto in forma positiva. Trovo che si sta costruendo troppo in cemento e troppo in altezza! Fanno inoltre pensare al peggio i vari progetti di costruzioni di nuovi e giganteschi albergoni nelle zone vicino al centro storico. Peccato!
Notevole è il patrimonio religioso di Malacca: qui esiste il tempio cinese più antico della Malesia,diverse moschee cosi come uno dei maggiori patrimoni di chiese cristiane in Asia. Il mio tempio preferito è quello cinese di Chen Hoon Teng, dove già all'inizio del 1'700 circa, quando da noi in Europa si facevano le guerre di religione, sono riusciti a costruire un tempio dove convivono armoniosamente il Confucianesimo il Buddismo ed il Taoismo. Inoltre a due passi del tempio cinese c'è la moschea principale di Malacca. La sera andiamo con un bus a visitare, a ca. 4 km dal centro e vicino al mare , il quartiere portoghese dove sono situati molti bei ristoranti che servono del buon pese e frutti di marea alla portoghese-malese. Qui incontriamo un discendente di una famiglia di immigrati portoghesi di nome Daniel (vedi foto) che parla ancora un po il portoghese e ci fa da guida. Ci porta al suo ristorante, ci aiuta a ordinare la cena e poi ci riporta con la sua auto fino all'albergo.













11 febbraio Jerantut - Malacca

Stamattina prendiamo tutto con calma e facciamo colazione all'ostello. Mi reco poi subito dopo alla stazione dei bus per vedere quando possiamo partire per Malacca e qui trovo la sorpresa che vi sono solo due bus al giorno e non ogni ora come ci aveva assicurato il conducente del minibus di ieri sera. Visto che quello della mattina era già partito e che quello della sera parte solo alle 18.30 decidiamo di ripiegare sul treno, almeno fino a Bahau, dove dovremmo poter continuare fino a Malacca o rimanere a dormire. Il treno in direzione sud parte alle 13.25 per cui non ci rimane che preparare i bagagli e recarci alla stazione per comperare i biglietti. La stazione di Jerantut è molto a molto piccola, appena rinnovata per cui ber organizzata. Prendiamo una scorta per la sopravvivenza sul treno per metterci in attesa della partenza. Il treno arriva puntuale, noi saliamo, ma poi parte nell a direzione dovremmo andare opposta a quella dove dovremmo andare Noi cominciamo a preoccupati e a guardarci attorno finchè un passeggero ci tranquillizza dicendoci che sta solo facendo manovra ma saremmo ripartiti nella direzione giusta. Il treno ritorna alla stazione e poi rimane ca. un'ora fermo in attesa che passi il treno nel senso contrario. La rete ferroviaria malese è, in pratica ancora quella lasciata dai colonizzatori inglesi, tutta ad un solo binario e non elettrificata. Purtroppo le notevoli risorse petrolifere del paese non ha favorito lo sviluppo della ferrovia! Noi avremmo voluto usare di più il treno ma gli orari impossibili (quasi solo di notte!) e la lentezza non ci ha permesso di fare di più del breve percorso di oggi. Il percorso da Jerantut a Bahau dura ca. 3 ore, ed incredibilmente il treno partito con quasi un'ora di ritardo, riesce ad arrivare a destinazione quasi in orario. Sul treno assistiamo a scene bellissime di vita malese con anziani, giovani e bambini a salire scendere, mangiare e giocare. Noi siamo gli unici turisti e veniamo controllati nel senso positivo ) costantemente. Anche il personale è molto cordiale e ci informa su cosa succede. La regione attraversata è caratterizzata dalle piantagioni di palma da olio e dai segni ancora ben visibili dei disboscamenti eseguiti per "eliminare" la foresta e far posto alle piantagioni citate. Scesi a Bahau, una piccola cittadina di poche decine di migliaia di abitanti, ci rechiamo subito alla stazione dei bus in fronte quella del treno per verificare quando possiamo partire per Malacca. Li ci fanno partire subito con un bus regionale per Serenban, a circa 50Km, da dove ogni ora dovrebbe partire un bus rapido per la nostra destinazione. Il percorso da Bahau a Serenban è montagnoso e noi incappiamo in un temporale, con lampi e tuoni,, che ci fa ricordare che è praticamente da quasi due mesi (dal Vietnam) che non vediamo più la pioggia. A Serenban però splende ancora il sole!. Anche qui alla stazione dei bus tutto va molto rapidamente, appena scesi troviamo subito un bus rapido in partenza per Malacca, così che alle 18 circa arriviamo alla stazione centrale di che riconosciamo subito dal nostro viaggio precedente di tre anni fa. Appena usciti dalla grande e moderna stazione incappiamo in un “cercaturisti” molto gentile che ci indica una proposta allettante nelle vicinanze del quartiere cinese. Come al solito, senza impegno si intende, ci porta al Kota Lodge che visitiamo e dopo aver visionato le camere decidiamo di restarvi. Purtroppo per avere il balcone dobbiamo scegliere la camera più grande con 4 letti per il prezzo speciale di 90RM: ma ci assicurano che se si libera una camera più piccola sarà la nostra. Il posto è ottimo, pulito, tranquillo e molto vicino ai posti più attrattivi di Malacca. Dopo esserci sistemati ben bene usciamo a mangiare in un ristorane indiano vicino al nostro alloggio. La cena è eccellente ma niente birra, per cui dobbiamo visitare un ristorante cinese per farci servire una grande Tiger prima di andare a fare un giretto notturno della zona illuminata a festa del vecchio porto ed andare poi a dormire.

martedì 10 febbraio 2009

9 - 10 gennaio 2009 Parco Nazionale Taman Negara

Stamattina abbiamo fatto colazione assieme a Francoise e Jeanpierre al ristorante dell'ostello che si trova un po' più lontano sull'altro lato della strada. Subito dopo la colazione ci facciamo dare tutte le informazioni per vistare il parco nell'ufficio adiacente al ristorante. Qui ci vendono il passaggio in minibus fino al porto di partenza delle barche di Kuala Tambeling, il viaggio in barca fino a Kuala Tenggan, le entrate del parco (1RM a persona), il permesso per fare foto (5RM per app. fotografico), ed il viaggio di ritorno che faremo in bus. Il tutto è molto ben organizzato e le tariffe sono standardizzate per tutte le agenzie! Fatti tutti i preparativi alle 8.30 siamo pronti con i bagagli per prendere il minibus che in pochi Km ci porta al porto di Kuala Tambeling dove, dopo un a breve attesa e aver caricato i bagagli con un montacarico tutto speciale, ci imbarchiamo sulle piroghe a motore che ci porterà in tre ore fino all'entrata del parco (Kuala Tehan). Con noi, oltre ai francesi vi sono anche due giovani svizzere, una svizzera anziana e 2 giovani tedeschi. Il viaggio sul fiume, di buon mattino, con l'acqua tranquilla e con ai due lati la foresta è veramente un'esperienza bellissima. Sul percorso incrociamo diverse altre piroghe che con i turisti che ritornano dalla visita del parco e alcune barche di indigeni e pescatori. Verso la fine del viaggio ci imbattiamo in alcune rapide altrimenti tutto tranquillo. Il nostro guidatore è molto prudente e conosce molto bene il percorso, percorso che è reso un po' problematico dall'acqua bassa del fiume. Siamo alla fine della stagione dei monsoni che quest'anno hanno portato pochissima acqua, ciò che preoccupa la popolazione locale perché ora siamo solo all'inizio della stagione secca è l'acqua scarseggia già. Sicuramente i grandi disboscamenti effettuati per creare le enormi e smisurate piantagioni di palma da olio e cauchiù stanno provocando cambiamenti climatici ben evidenti. Il parco del Taman Negara (che in malese vuol dire semplicemente Parco Nazionale) è stato creato già nel 1939 con l'obiettivo di salvare una parte di una delle foreste tropicali primari più vecchie della terra (120 milioni di anni); le guide ci dicono che sono e più vecchia della Amazzonia. Tutto attorno al parco però la foresta è stata quasi completamente disboscata di modo che ora il parco è un'isola di jungla primaria attorno ad un mare di piantagioni! Per fortuna che almeno questi 4'300kmq sono stati protetti.
Arrivati al Kuala Tehan sbarchiamo davanti all'ufficio dell'agenzia NKS-Travel dove ci danno tutte le istruzioni per visitare il parco, per trovare alloggio e cosa fare e non fare. Noi con Francoise e Jeanpierre troviamo subito alloggio nella guesthouse “Tembeling River View” a due passi dal pontile di arrivo. Siamo in una specie di bungalow in legno con due camere molto spaziose adiacenti. Il posto è ben situato, tranquillo e l'ambiente è molto cordiale. E' già passato mezzogiorno per cui prima di partire per l'avventura nella foresta facciamo un piccolo spuntino al nostro guesthuose. Francoise e Jeanpierre decidono di restare per andare a fare il bagno nelle vicinanze mentre noi partiamo per fare i ca. 1.5Km per andare a vedere e percorrere il canopy-walkway, una specie passerella di ca. 700m fatta con le corde appese agli alberi millenari ad un'altezza di fino a 30m dal suolo. Un'esperienza unica per chi non soffre di vertigini. Sul ritorno ci fermiamo ad un posto di osservazione dove riusciamo a vedere due cinghiali e due cervi a pascolare; senza contare gli innumerevoli uccelli e farfalle. Anche qui godiamo della tranquillità del posto anche perché i turisti sono molto pochi!
Appena ritoornati incontriamo le due ragazze svizzere che erano sulla barca con noi le quali ci chiedono se non potremmo cambiarle dei franchi in rinngit malesi dato che qui al villaggio nessuno li vuole cambiare, o le fanno ad un cambio scandaloso. Hanno fortuna parche stamattina, per non incappare nello stesso problema, avevo prelevato una certa riserva dal bancomat a Jerantut. Noi poi facciamo un giro del paese (una scuola, una clinica, diverse guesthouse e poche case per dire il vero!) dove assistiamo ad una partita a calcio fra ragazzi e ragazze. Siamo in paese mussulmano e vedere le ragazze giovare al calcio ed è strano vedere le ragazze giocare uno sport cosi maschile; e per di più vederle giocare meglio e vincere contro i loro compagni maschi! Più tardi andiamo poi a vedere un film (di qualità pessima) sul parco ed a cenare in riva al fiume con Francoise e Jeanpierre.
Il secondo giorno, dopo colazione e dopo esserci ben informati, partiamo di buon mattino con Francoise e Jeanpierre per fare una camminata di ca. 15km nel parco. Attraversiamo con la barca il fiume per entrare nel parco e poi procedere nella piena jungla verso Lubok Simpon – Lubok Lesong (lungo il fiume Sg. Tenor) per poi attravesare una zona in piena foresta ed arrivare sull'altro braccio del fiume a Kuala Trenggan dove, come prestabilito, alle alle 16 ci attende un'imbarcazione per rientrare alla base. Il percorso è molto bello e relativamente facile (se è secco come adesso!). Sul percorso vediamo un serpente verde (vedi foto), farfalle, tanti uccelli e le traccie evidenti del passaggio recente di elefanti. Degli elefanti sentiamo a diverse riprese i loro barriti. Noi mezzi stanchi arriviamo in perfetto orario all'appuntamento con la barca che cii porterà indietro. Abbiamo così vissuto una intensa e bella giornata nella foresta tropicale. La temperatura non era eccessiva (mass 30 gradi) ma l'umidità era molto molto elevata. Noi poi dopo il rientro al guesthouse abbiamo ancora il tempo per dissetarci e rinforzarci con uno spuntino, prima di salutare e congedarci da Francoise e Jeanpierre. Con loro abbiamo vissuto una bella e amichevole esperienza. Loro rimarranno nel parco fino a venerdì per poi partire sabato da Kuala Lumpur per rientrare a casa. Noi invece partiamo alle 19.30 in minibus con solo 4 passeggeri, noi e una coppia di canadesi del Quebec che abbiamo conosciuto al guesthouse, per rientrare a Jerantut dove pernottiamo allo stesso ostello di quando siamo già stati due giorni fa. Il nostro autista, un “gigante indiano” di almeno 120kg guida praticamente tutto il viaggio, ca 80 km con una solo mano! Dopo aver preso possesso della camera andiamo a cenare da un cinese tanto per poterci permettere altre al pesce anche una buona birra!