Il nostro percorso

mercoledì 28 aprile 2010

23 aprile 2010 da Santa Elena a Isla Margarita

Il viaggio fino all'isola Margarita è in realtà già iniziato ieri sera alle 9 con un Bus della SITSSA dal terminale di Santa Elena. Si tratta questa della tappa più lunga degli ultimi mesi di viaggio. La scelta non è casuale ma è data dal fatto che abbiamo deciso di terminare il viaggio riposandoci in un posto tranquillo, per questo abbiamo scelto di andare direttamente all'isola caraibica 'Isla Margarita' nello stato di 'Nueva Esparta'; la provincia più a nord del Venezuela. D'altronde sul percorso citato non vi sono particolari attrazioni turistiche che potrebbero motivarci a fare uno stop intermedio di una notte. Il nostro comodo bus parte puntuale ma appena a bordo crediamo di essere in un cella frigorifera tanto l'aria condizionata è regolata bassa; inoltre la toilette viene dichiarata inagibile, per cui non ci resta che addormentarci al più presto per passare più velocemente la notte. Ma anche questo desiderio si rivelerà sbagliato dato che durante la notte verremo svegliati ben tre volte per il controllo dei documenti. Che scocciatura trovarsi davanti, ancora mezzi addormentati, un militare in divisa che ti chiede 'favoresca los documentos'. La notte malgrado queste maledette interruzioni e la 'temperatura invernale europea' la passiamo bene. Quando ci svegliamo sono le sei di mattino e siamo fermi al terminale di Ciudad Guyana, dove faremo uno stop di un'ora. Ne approfittiamo per visitare le toilette e fare una rustica colazione e comperare un giornale locale, in un bar del terminal. Poi si riparte e dopo qualche km attraversiamo su un ponte in ferro l'immenso il fiume Orinoco, il secondo maggior fiume dell'America del Sud. Il paesaggio è totalmente piatto e qua e la si vedono fattorie con molto bestiame al pascolo. Per lunghi tratti vediamo intere piantagioni di abeti totalmente bruciate dagli incendi ed i tubi degli oleodotti posati al lato della strada. Passiamo poi Ciudad Bolivar , la città principale della regione, prima di inoltrarci sempre più verso l'enorme delta del fiume Orinoco. Qui vediamo i segni evidenti dello sfruttamento delle risorse petrolifere venezuelane. Dappertutto si vedono 'pipeline' e stazioni di pompaggio per il trasporto del petrolio fino ai porti atlantici di Cumanà e Puerto la Cruz. Alcuni punti inoltre vediamo i pozzi con le torri dove viene bruciato con grandi fiamme visibili da molto lontano il gas che esce dai pozzi. Tra di me mi chiedo, se questo gas invece di essere bruciato non potrebbe essere sfruttato. Forse è solo un segnale di abbondanza!. Dopo ca ca. 1000 km arriviamo stanchi alle 14.30. invece delle 13, al terminale dei bus di Puerto la Cruz. Scesi dal bus condizionato, lo schock termico con i 36 gradi esterni non potrebbe essere maggiore. Per recarci al terminal dei Ferry per l'isola Margarita prendiamo, per 20 bolivares, un taxi. Poi inizia la lunga e laboriosa trafila per comperare i biglietti del traghetto. Infine riusciamo ax avere i biglietti al prezzo dimezzato per gli 'over 60' (85 Bolivares) ed imbarcarci per il ferry delle 16.00. Il tranquillo viaggio sul 'Ferry Express' della Conferry dura 3 ore e 30 minuti. Arriviamo al porto di arrivo sull'isola Maegarita alle 7 di sera mentre è già notte fonda. Appena scesi dal traghetto fra auto e camion veniamo presi d'assalto dai taxisti che però chiedono ai turisti delle cifre esagerate, per cui prendiamo uno sgangherato bus che ci porta per 6 Bolivares (i taxisti ne chiedevano 60) fino in centro a Polamar che a questa ora con i negozi chiusi sembra una città fantasma. I primi due Hotel che chiediamo sono pieni e ci dicono che dato che è un fine settimana sarà difficile a trovare alloggi in centro. Noi troveremo una camera VIP per 160 Bolivares all'hotel Porlamar. Il termine VIP lo aggiungono per alzare il prezzo ma non vuol dire niente di particolare anche se abbiamo la televisione ed il refrigerane che non usiamo. Usciamo poi per andare a cena nel ristorante appena vicino all'hotel (Punto Criollo) dove il padrone portoghese ci cambia degli euro in bolivares, tanto quanto ci abbasta per pagare la cena e l'hotel. Finora non siamo riusciti a prelevare soldi con i Bankomat per cui non ci resta che chiedere ai negozi o agli alberghi se ci cambiano i soldi che abbiamo con noi.

22 aprile 2010 a Santa Elena, tour nella Gran Sabana

Facciamo la colazione a base di panckakes, ma purtroppo senza la buona e fresca frutta brasiliana. al ristorante sotto il nostro hostel. Poi ci mettiamo in attesa di Bento, il nostro taxista di ieri che ci aveva promesso di venire a prelevarci alle 8 per andare a fare un giro nella Gran Sabana. Arriva solo dopo le 8.30, ma come scopriremo il problema è che noi non abbiamo spostato l'orario sull'ora venezuelana. Il Venezuela è avanti di mezza ora rispetto al vicino Brasile. Una particolarità tutta venezuelana! Per prima cosa andiamo in cerca di un bankomat, ma dopo averne visitati tre, uno non funzionante e due che non mi accettano il codice decidiamo di cambiare in Bolivares un po di Euro che abbiamo con noi. Qui il cambio più conveniente lo danno i commercianti per cui da uno zio di Bento riusciamo ad avere 9 Bolivianos per un Euro., mentre le banche ci avrebbero dato al massimo 5:1, cosi ci dice Bento! Poi inizia il teatro per avere la benzina. Qui in Venezuela la benzina non costa praticamente niente, ma è contingentata. Ognuno può fare il pieno solo una volta ogni due giorni, per cui i taxisti, se devono fare dei viaggi lunghi, devono fare acrobazie per avere la benzina. Bento ci dice di avere un amico che lavora per l'esercito e tramite lui riesce ad avere il carburante 'fuori contingente'. Dunque per fare il pieno passiamo il posto militare appena fuori Santa Elena, per poi recarci ad una pompa di benzina appartata. Cerco di calcolare il prezzo corretto della benzina ed arrivo ad un costo di meno di un centesimo di CHF al litro. Per il pieno, ca. 30 litri, Bento dovrebbe pagare ca. 50 centesimi di CHF. Naturalmente qui deve pagare un supplemento, credo sia di tre volte quello indicato dal distributore. Poi la storia non finisce qui; appena fatti 500m di strada Bento riceve una telefonata dall'amico in grigioverde che gli chiede di portare la colazione alla moglie. Ecco che ci fermiamo in un chiosco a comperare panini e coca-cola e consegnare il tutto un km più avanti ad un bambino che ci attende sulla strada. Bento ci commenta; vedete è cosi che funzionano le amicizie qui in Venezuela! All'uscita di Santa Elena ci fermiamo a comperare i biglietti del prossimo percorso in bus fino a Puerto la Cruz sulla costa Atlantica, da dove vorremmo andare all'isola di Santa Margarita a passere gli ultimi giorni prima di rientrare a casa. Poi con i soldi ed il serbatoi pieno partiamo per visitare la Gran Sabana, questo territorio, molto esteso, molto verde e contrassegnato dalle montagne piatte (Tepuis) e fiumi con tante cascate. Il paesaggio è maestoso e da ogni angolo si potrebbero scattare suggestive fotografie. Bento ci spiega che la maggior parte del territorio della Gran Sabana è territorio di proprietà dei vari gruppi indigeni che qui vi vivono. Sembra che vivono molto bene anche perché in vari fiumi si trova l'oro e i diamanti che gli indigeni sfruttano loro stessi o concedono licenze a altri cercatori, sopratutto brasiliani. L'oro ed i diamanti sono anche le risorse che hanno fatto diventare prospera Santa Elena. Qui infatti a differenza del vicino territorio di Roraima in Brasile non viene praticata l'agricoltura o l'allevamento di bestiame. Con l'utile guida di Bento andiamo a visitare diversi insediamenti indigeni, le cascate di Kama, Kawa, Pachuti e altre ancora di cui non ho annotato il nome. Bento ci dice che attualmente siamo alla fine della lunga stagione secca e con le prime piogge cadute sulle montagne tutto ha iniziato a colorarsi di verde intenso. A pranzo ci fermiamo in un ristorante sulla strada principale e vicino ad una spiaggia su un fiume con l'acqua scura ma pulita. Poi da questo punto ritorniamo fermandoci frequentemente a fare fotografie dei punti più suggestivi della Gran Sabana. In particolare il tramonto con il verde della Sabana, il bianco dei nuvoloni e l'arancione del sole rendono le foto molto suggestive. Alle 18.30 appena dopo il tramonto rientriamo al nostro alloggio per cenare allo stesso ristorante di ieri, riprendere i bagagli e aspettare le 20.15, l'orario convenuto per il trasporto in taxi fino al terminal dei bus. Bento arriva puntuale accompagnato da un suo amico di origine arabo-turco con il quale sta andando a fare esercizi di ginnastica. Prima di congedarci da Bento e Nelville ci scambiamo gli indirizzi e-mail con la promessa di tenerci in contatto.

giovedì 22 aprile 2010

21 aprile 2010 da Boa Vista a Santa Elena (Venezuela)

Sfruttiamo anche oggi la colazione 'brasileira' con tanta frutta fresca, torte, succhi freschi ecc. ecc. Poi facciamo i bagagli e da un loquace taxista ci facciamo portare al Terminal dei bus alla periferia di Boa Vista. Qui dobbiamo purtroppo constatare che il bus veloce che passa oltre la frontiera parte solamente alla mattina presto. Non ci resta quindi che prendere il bus della 12 che ci porta solo fino al posto di frontiera brasiliano di Pacaraima. Cerchiamo altre soluzioni ma purtroppo un gruppo di altri turisti già occupano un taxi che se occupato da 4 persone da un prezzo interessante. Decidiamo quindi di prendere il Bus delle 12 fino a Pacaraima. Passiamo le due ore di attesa, io scrivendo il blog ed organizzando le foto, mentre Maggie si diverte con un difficile Sudoko brasiliano
La partenza è alle 12.15 e percorreremo i ca 220 Km di strada asfaltata e tutta in buono stato fino alla città brasiliana di frontiera di Pacaraima. Sul percorso, quasi tutto su terreni della foresta disboscata, attraversiamo la zona protetta indigena di ' Sao Marco'. In alcuni posti vediamo i soliti incendi praticati sistematicamente per il disboscamento della foresta. Arrivati a Pacaraima a due passi dalla frontiera ci incamminiami con il brasiliano che parla spagnolo che ha fatto il viaggio con noi, verso il posto di frontiera brasiliano. Appena prima del posto di frontiera brasiliano prendiamo un taxi con un taxista peruviano che vive a Santa Elena in Venezuela. Passate senza problemi le formalità di frontiera brasiliane e venezuelane continuaiamo il viaggio fino in centro a Santa Elena dove Bento, il nostro autista peruviano ci porta alla Posada Backpakers in centro al paese. Nel contempo ci propone di portarci domani a fare un tour di un giorno nella Sabana Grande, l'attrazzione turistica di questa regione. L'appuntamento è per le otto di domattina dopo la colazione. Noi ceniamo al ristorante Goldrush appena sotto l'alloggio. Visto che i prezzi venezuelani sono più bassi di quelli brasiliani ci concediamo il menù più cari della lista. Malgrado Bento ci aveva avvertito che la cucina venezuelana non é gran ché riusciamo a mangiare ottimamente.

mercoledì 21 aprile 2010

20 aprile 2010 a Boa Vista

Dopo l'ottima ed abbondante colazione brasiliana all'hotel (vedi foto) ci mettiamo in cammino per visitare la città e per recarci al consolato venezuelano per verificare se per entrare in Venezuela necessitiamo di un visto. Già di mattino la temperatura è di 32 gradi per cui ci muoviamo lentamente e possibilmente all'ombra. Dopo un lungo giro, passando davanti alla riva del Rio Branco, arriviamo al consolato dove ci dicono che come cittadini Svizzeri non necessitiamo di un visto, possiamo andare direttamente alla frontiera dove ci timbrano il passaporto per una durata di permanenza di due mesi. Giriamo poi per il centro di Boa Vista che contraria,ente alle altre città brasiliane visitate finora è pulita e ben organizzata. Anche il traffico in centro è tranquillo e e circola senza intoppi. Forse anche perché è molto lontana da altri grossi insediamenti. Da un lato vi è Manaus a ca 800Km e dall'altra parte la città venezuelana più vicina e Ciudad Bolivar a 600 km. Anche i negozi qui a Boa Vista sembrano avere merce di un'altro standard rispetto a quanto visto per esempio a Manaus. Passiamo il resto del pomeriggio in albergo a cercare di aggiornare le foto sul blog, visto che la connessione Internet è gratuita e funziona abbastanza bene. La sera andiamo a cenare in un ristorante giapponese in riva al fiume Rio Branco. Non male sia la qualità sia la quantità dei sushi che ci vengono serviti. Tanto per cambiare accompagniamo i sushi con una 'capirinha brasileiria'.

19 aprile 2010 da Manaus a Boa Vista

Oggi ci attende uno dei percorsi fra i più duri ti tutto il nostro giro del mondo. Sono 780 Km di strada, asfaltata ma non nelle migliori condizioni nel mezzo di una delle foreste più insidiose del mondo. La BRA 174 fra Manaus e Boa Vista per lungo tempo è stata una delle strade più difficili da passare anche per veicoli a quattro trazioni. Poi, durante gli anni 90 è stata asfaltata ma come si sa la foresta non è amica dell'asfalto e ora sta lentamente ritornando in condizioni come prima dell'asfaltatura. Dopo la colazione prendiamo un taxi per il Terminal Rodoviaro situato alla periferia nord di Manaus. Prendiamo subito i biglietti per il bus delle 10 e ci mettiamo pazientemente a vedere quello che capita attorno a noi. E' tutto un andirivieni di bus e passeggeri che portano con se ogni tipo di mercanzia. Vi è persino uno che si porta con se, nel bagagliaio del bus, un centinaio di kg di piantine di cipolle. Vi lascio immaginare l'odore nel bus dopo un viaggio di decine di ore stto il sole cocente. Il nostro bus parte, totalmente pieno, con 30 minuti di ritardo. Le condizioni della strada sulla primo parte del percorso, fino alla pausa di mezzogiorno a 'Presidente Figueredo', sono buone. Ma poi quando ci inoltriamo sempre più nella foresta e ci avviciniamo alla regione di Roraima, la strada diventa un inferno. Vi sono cosi tanti buchi che il bus deve continuamente frenare ed accelerare viaggiando a zig zag per cercare di evitarli. Per il bus e per noi una vera tortura. Questo per ben oltre 400km. Appena entrati nello stato di Roraima dei cartelli ci segnalano che siamo nel territorio degli indigeni Waimiri Atroari e che è proibito fermarsi, cacciare, pescare ecc. ecc. In questa zona la foresta è particolarmente fitta e a tratti il bus deve passare sfiorando i rami degli alberi che costeggiano la strada. Dalla guida leggo che i citati indigeni hanno dato non pochi problemi durante la costruzione della strada che percorriamo. Solo a costruzione terminata il governo brasiliano ha trovato un accordo con gli indigeni per mantenere la circolazione su questa strada ma concedendo importanti concessioni, come per esempio che la strada rimane chiusa dalle sei di sera alle sei del mattino. Poi ad un certo punto, prima del posto di controllo di Jundià dove dobbiamo consegnare addirittura il passaporto, sentiamo sotto di noi dei forti colpi ogni volta che la ruota passa sopra un buco. Vedremo poi dopo che si è letteralmente spaccato uno dei supporti di un ammortizzatore. Niente di grave ma continuare il viaggio così sarebbe una tortura per noi e per il bus. Accortosi dal problema l'autista si ferma dopo il posto di controllo e ci fa trasbordare, dopo ca un'ora di attesa su un'altro bus. Poi facciamo un centinaio di km con questo bus di emergenza che é senza aria condizionata, finché a Caracarai, alle 10 della notte, ecco un'altro cambio di bus. Con questo arriveremo a Boa Vista confortevolmente, ma alle 2.30 della notte. Abbiamo fatto 16 ore di tormentato viaggio e cambiato tre bus, una vera avventura amazzonica. Dalla stazione dei bus di Boa vista ci facciamo trasportare con un taxi fino all'hotel Barrudada, uno dei migliori della città. Il prezzo è alto ma trovare un posto per dormire alle tre di mattina non è sempre un'impresa facile. Saremo poi ricompensati con una colazione 'brasileira' coi fiocchi quando ci alziamo alle 9 del mattino.


domenica 18 aprile 2010

17 -18 aprile 2010 a Manaus

Primo giorno
Arrivo alle 5.15 di mattino quando è ancora buio. Scaricato tutto e preso un taxi per venire in centro a cercare un hotel. Il primo 'taxista spennaturisti' ci chiedeva 50 reales poi con il secondo discutendo e negoziando siamo riusciti a scendere a 15 reales, comunque sempre troppo per il breve trasporto. L'unico argomento che ci sapevano dare era che girare di notte con i bagagli era troppo pericoloso per i 'ladrones' che girano per la zona del porto. In realtà non è vero perché non c'è zona tanto controllata dalla polizia come quella del porto. Ci sistemiamo al Continental, relativamente pulito, conveniente (70 reales) spazioso ed in zona centrale. Visto l'orario che arriviamo, sono le 6 si mattino, ci concedono anche la colazione gratuita. Poi usciamo per ritornare al porto a fotografare l'operazione di scarico della nostra imbarcazione. Sulle prime non ci vogliono lasciar entrare nel porto poi con l'accompagnamento di una gentile sorvegliante riusciamo a fare il nostro giro fotografico. Continuiamo poi il nostro giro a piedi girando per il centro ed andando a visitare il gioiello architettonico e artistico di Manaus, la casa dell'opera o 'Teatro Amazonas'. Si tratta di una costruzione realizzata con enorme dispendio di soldi durante il boom del caucciù ed inaugurata nel 1896. Quasi tutto il materiale necessario fu trasportato per nave dall'Europa, vedi marmo di Carrara, opere in ferro dall'Inghilterra e dalla Francia. Ai quei tempi Manaus veniva anche chiamata la Parigi dei tropici. Purtroppo con le coltivazione in Malesia delle piante di caucciù il boom terminò e Manaus con le sue belle costruzioni coloniali caddero in rovina. Quando vidi per la prima volta il Teatro Amazonas era talnente malridotto che per il pericolo che cadessero parti della costruzione non ci si poteva nemmeno avvicinare. Durante gli anni 90 fu recuperato e restaurato. Oggi viene ancora utilizzato e ospita numerosi spettacoli dal teatro alla musica Jazz. La nostra giovane guida ci racconta la storia ed i vari aneddoti che circolano su questa molto particolare ed esotica costruzione. Finito il tour la nostra guida di nome Thiago ci dice che a fine anno verrà a studiare turismo a Zurigo. Gli diamo il nostro indirizzo con l'invito a venirci a visitare i Ticino. Andiamo poi a pranzare in un ottimo ristorante tipo 'rodisio' vicino al Teatro Amazonas e consigliatoci da Thiago. Nel pomeriggio giriamo per le affollate strade del centro vicino al porto cercando di evitare i grossi e pericolosi assembramenti di folla. Ci fermiamo poi nelle vicinanze del nostro hotel per dissetarci con gli ottimi succhi di frutta fresca preparati all'istante. La sera siamo poi talmente stanchi che ci addormentiamo senza neanche cenare. La novità di oggi e che lo schermo del mio LapTop presenta tre macchie nere, che al primo momento credo siano date da un virus, ma dopo aver cercato inutilmente con l'antivirus e vedendo che le macchie appaiono subito all'accensione, ancora prima che cominci a caricare il windows, devo concludere che sia un problema allo schermo LCD. Probabilmente ha voluto lasciarmi un ricordo del viaggio in battello sul Rio Madeira

Secondo giorno, escursione sul fiume e nella foresta
Dopo la colazione 'brasileira' sul balcone del nostro hotel mentre ci apprestiamo a partire per andare da Antonio e partire con lui a fare un tour sul fiume e nella foresta, il nostro ricezionista ci propone una suo tour allo stesso prezzo ma più serio, almeno cosi ci promette lui. Aderiamo alla sua proposta e partiamo subito con un suo scagnozzo di nome Sandro che ci accompagna fino al porto. Poi qui veniamo 'passati' ad Eduardo che finalmente è quello che ci accompagnerà tutto il giorno con a 'sua' imbarcazione. Paghiamo 100 Reales a persona ma almeno la metà va a finire nelle tasche degli intermediari. All'inizio siamo un po scettici ma poi lo riconsideriamo man mano che il tour procede. Partiamo verso le 9 con un'imbarcazione piccola ma molto veloce, spinta da un motore fuori bordo Suzuki di 140 cavalli, lo scafo sprizza acqua da tutte le parti. Dapprima andiamo a vedere l'incontro das aguas che non abbiamo potuto vedere, perché di notte, durante il nostro passaggio proveniente da Porto Velho. Qui si 'incontrano le acque scure del Rio Negro (le cui acque provengono dalle montagne al confine con il Venezuela e le Guayane) e quelle color caffè-latte del Rio Solimoes, le cui acque provengono dalla cordigliera delle Ande. Solamente dopo questo 'incontro' si forma il Rio Amazonas. Contrariamente a quanto tanti credono Manaus si trova sul Rio Negro. Le acque hanno condizioni di temperatura e di composizione chimica tanto differenti che scorrono per ca 12 Km senza mescolarsi. Viste dall'alto deve essere uno spettacolo maestoso. Noi, dalla barca riusciamo solamente a vedere questo spettacolo per circa un centinaio di metri. Poi ci spostiamo di qualche Km sulle acque del Solimoes per andare a vedere le famose grandi foglie delle piante acquatiche con le enormi foglie galleggianti, denominate 'Victoria Regia'. Appena finito di visitare questo posto si scarica sulla foresta un violentissimo acquazzone tropicale. Per fortuna possiamo abbassare i teloni e rendere l'imbarcazione più o meno impermeabile. Passando fra innumerevoli canali laterali ritorniamo sul Rio Negro e ci spostiamo a qualche km per andare su una piattaforma adibita a Lodge per fare le escursioni nella foresta. Qui ci fermiamo a pranzare e a fare poi un giro in barca per cercare di pescare dei piranhas. La nostra compagnia del tour e molto variata e multietnica: ci sono un fotografo indiano che lavora per l'Onu un cinese con una amica, anche cinese ma che parla molto bene il tedesco, e poi ci sono una carioca (Ana Paula) con lo zio ed un brasiliano 'Paulista' che lavora per Petrobras. Una bella ed animata 'combricola' che ci permette di conversare in molte lingue e scambiarci interessanti informazioni. Ana Paula, che ha una stazza non indifferente, si esercita applaudita e fotografata dai presenti, a fare dei bei tuffi dalla piattaforma galleggiante. Poi dopo il giro di pesca, con il magro bottino di tre soli piranhas, riprendiamo il viaggio per ritornare al punto di partenza del tour. Alcuni, fra cui l'indiano ed 2 due cinesi rimangono sulla piattaforma per fare ulteriori due giorni di esperienza amazzonica. Noi sul viaggio di ritorno passiamo sotto la struttura del nuovo ed enorme ponte in costruzione sul Rio Negro. Ci dicono che sarà inaugurato ancora in autunno; forse in concomitanza con le elezioni del nuovo presidente del Brasile? Ritornati all'hotel ci rinfreschiamo per uscire a cercare un ristorante per cenare. Oggi e domenica e la città sembra sia stata abbandonata, tutto è chiuso e dobbiamo cercare non poco per trovare un ristorante aperto sulla piazza davanti al Teatro Amazonas. Appena ci sediamo di fuori inizia a piovigginare, prima resistiamo con l'ombrello poi ci tocca desistere e entrare nel ristorante. Per coincidenza appena noi terminiamo di cla nostra cena a base di pizza, ecco arrivare anche Ana Paula con lo zio ed il 'paulista. Passeremo poi tutta la serata discutendo per lo più di 'futibol' e dei mondiali di quest'anno in Sudafrica. Mi sembra di capire che quest'anno forse per la cattiva esperienza di quattro anni fa l'euforia non è eccessiva. I nostri interlocutori sono quasi unanimi nel dirci, anche per scaramanzia, che non hanno la squadra (la selecao) giusta e che Dunga non è un allenatore sufficientemente 'esperimentado'. Poi si discute del Botafogo che proprio oggi qui a Manaus ha vinto il campionato carioca di calcio. Si potrebbe discutere ancora tutta al notte ma noi alle dieci ci congediamo da loro per ritornare all'hotel per essere pronti ad alzarci presto domani, dato che ci attende un percorso in bus abbastanza lungo e duro.

14 – 16 aprile 2010 da Porto Velho a Manaus sul Rio Madeira

Primo giorno
Ci svegliamo con le prime luci dell'alba per scattare le prime foto della nostra navigazione sul Rio Madeira. Purtroppo la prima delusione è di non riuscire ad avere un caffe per fare colazione. Dobbiamo cosi accontentarci della colazione con la coca cola. Poco male ma essere nel paese del caffè e non poterne avere uno per la colazione ci sembra un paradosso. Poi fra una foto e l'altra facciamo passare il tempo ad osservare il particolare paesaggio del fiume e della foresta attorno a noi. Ogni tanto incontriamo qualche imbarcazione di pescatori e barconi che trasportano camion e altro materiale. Verso le 9 di mattino facciamo la prima fermata ad Umaità una delle uniche città sul fiume che stiamo percorrendo. Qui facciamo rifornimento di carburante caricando due bidoni di Diesel che dovrebbero bastare per giungere fino a destinazione. Poi si riparte seguendo un percorso a zig zag sul fiume cercando di evitare i pericolosi banchi di sabbia nelle curve del fiume. Qua è la là 'circolano' anche degli enormi tronchi d'albero per cui il nostro timoniere deve fare molta attenzione. Di notte deve usare un'apposito faro per controllare la superficie dell'acqua, ma di giorno deve fare attenzione di non appisolarsi. Per questo nella cabina di pilotaggio sono sempre almeno in due. Il tempo è bello, fa molto caldo ma con il vento di navigazione si sta abbastanza bene. Il primo giorno di navigazione passa tranquillo con solo un paio di temporali di poco conto ed un paesaggio totalmente piatto con solo acqua, foresta e cielo. Qua e la sulle due rive del grande fiume incontriamo qualche casa-capanna di legno con qualche barca di pescatori. Per i pasti potremmo servirci con gli altri passeggeri ma viste le condizioni igieniche di come lavano le stoviglie preferiamo mangiare i rifornimenti che abbiamo con noi, Krackers con tonno in scatola ed un melone come dessert. Il resto del pomeriggio lo passo leggendo ed aggiornando il testo per il Blog. Poi alle 6 di sera inizia ad oscurarsi ed in pochi minuti è notte fonda. Verso le 19.30 un evento ci mette in apprensione; d'un tratto si spengono i motori mentre il faro di ispezione continua a cercare sull'acqua e verso la vicina riva. Al primo momento credo che siamo finiti con l'imbarcazione su un banco di sabbia, ma poi chiedendo in giro mi dicono che non c'è nessun problema, devono solo scaricare dei passeggeri e del materiale. Noi tiriamo un sospiro e dopo una ventina di minuti, terminata l'operazione di trasbordo continuiamo tranquillamente la navigazione notturna. Qui nel mezzo della foresta è veramente oscuro e, a parte la luce del faro utilizzato ogni tanto per la navigazione, non si vede letteralmente niente ed il contrasto con il cielo stellato no potrebbe essere maggiore. In questa stagione abbiamo fortuna perche il cielo è sereno e la vista del cielo nell'emisfero sud appare tanto magnifica come quella che avevamo visto dai 4'000m dell'altoplano boliviano.
Secondo giorno di navigazione sul Rio Madeira
Stamattina ci siamo svegliati appena prima dell'alba quando l'imbarcazione attracca al porto di 'Novo Ariruanà, poche case, un porto e una chiesetta; questo è quanto si vede dal fiume. Qui scendono diversi passeggeri con i loro voluminosi bagagli e ne salgono alcuni che si sistemano con le loro amache al posto lasciato libero da quelli appena scesi. Nel frattempo si fa chiaro mentre leviamo gli ormeggi e ripartiamo. Io chiedo all'engeneiero di bordo dove ci fermeremo ancora e quando è previsto l'arrivo a Manaus. Mi risponde che sono previste altre due fermate a Borba e a 'Nova Olinda do Norte' mentre dovremmo arrivare domattina alle 5 a Manaus. Spero solo che si sbagli perché arrivando cosi presto non vedremmo niente del 'incontro das aguas', lo spettacolare incontro delle acque scure del Rio Negro con quelle chiare del Rio Solimoes, appena prima di Manaus. Durate la notte mentre dormivamo alla grande ci siamo fermati a Manicorè che è il porto maggiore sul nostro percorso.
L'Amazzonia si dice sia 'il più grande polmone verde del mondo'. Per le dimensioni sicuramente si, ma la qualità del polmone è negli anni alquanto degradata con l'avanzare inesorabile delle attività umane; vedi le grandi estensioni sacrificate al pascolo alle enormi piantagioni di soya e a quelle che stanno ancora seguendo di Palma da olio per produrre biocarburanti. Sarà probabilmente questa l'ultima e definitiva sfida per l'ecosistema amazzonico. Lo spazio sembra ancora grande ma non illudiamoci. D'altro lato si può anche vedere il potere e la potenza di questa natura cosi esuberante e 'inumana'. Per esempio il tanto decantato ramo BR-319 (Porto Velho-Manaus) della strada Transamazzonica che avevo percorso ai tempi della mia prima visita nel lontano 1979, è da quasi 10 anni impraticabile ed abbandonata. Qualche giorno fa sulla stampa locale ha risollevato il tema del ripristino della BR-319 confermando che l'idea c'è ma i soldi mancano. Cosi sembra essere per diversi altri rami della mitica Transamazzonica, sono disegnati sulle cartine geografiche ma sono totalmente o parzialmente impraticabili. Forse in questo senso la natura sta opponendo l'ultima strenua resistenza all'avanzare degli interessi economici. Comunque vedendo dal questo immenso groviglio di fiumi sui quali stiamo navigando da due giorni e due notti, ci sembra che sia ancora tutto intatto, solo qua si scorge qualche umile abitazione fra i grandi alberi della foresta. Sull'intero percorso vedremo solo quatto insediamenti che si possono qualificare come tali, tutto il resto è acqua e foresta. La vita qui è totalmente tranquilla ed i ritmi di vita sono ancora quelli dettati dalla natura. In totale passeremo due giorni e tre notti indimenticabili, le albe i tramonti , le soste nei villaggi lungo la riva, un’immersione in una umanità che vive con dignità le enormi difficoltà dettate da questo ambiente duro e mutevole ma fantastico. Un brasiliano che viene dal Sud mi dice che qui vi è troppa 'pobreza', ma oramai queste sono le contraddizioni del Brasile moderno; per lui la vera 'pobresa' della favelas delle grandi città del sud sembra che non esiste, ma qui dove si vive con molto poco ma dignitosamente e magari felici, gli sembrano poveri. E' chiaro che è sempre difficile fare comparazioni sulla povertà.
Nel pomeriggio fra un'occhiata di sole e l'altra, subiamo a sprazzi qualche breve temporale, ma niente di più. Il tempo permane in prevalenza nuvoloso, caldo e umido. Solamente il movimento d'aria causato dall'imbarcazione in movimento crea un po di refrigerio. Noi ne approfittiamo per aggiornare le faccende amministrative e a preparare le foto per il blog. Poi dopo aver passato Borba alle tre del pomeriggio ci inoltriamo verso le sei verso il Rio delle Amazzoni lasciandoci dietro di noi il Rio Madeira. Il tramonto con il sole che si abbassa sull'immenso Rio delle Amazzoni, mentre danoi lo seguiamo nella stessa direzione è lunghissimo e stupendo. Non mi ricordo di aver visto da altre parti un tramonto con i colori cosi intensi e mutevoli come visto qui questa sera.