Il nostro percorso

sabato 2 gennaio 2010

3 gennaio 2010 da Ende a Kupang (Timor) in nave

Partenza prevista alle 7.00. Noi ci alziamo alle 5.15 per fare una veloce colazione e farci trasportare assieme a Owen, l'irlandes, Sobi, l'ungherese e Steven, l'australiano al Hipi Harbor alle 6.45 ma quando arriviamo al porto, come mi aspettavo, non c'è nessuna nave e nessuna è in vista. C'è però una gran massa di gente, fra cui tanti venditori ambulanti, passeggeri e parenti in attesa che riempiono quasi tutta la zona del porto. Noi ci sistemiamo al margine e assistiamo alle attività portuali. Acquistiamo banane e acqua per sopravvivere al trasbordo marino. Finalmente poi verso le 9 ecco da lontano arrivare la nostra nave, la KM Awu. La nave della compagnia nazionale indonesiana PELNI è di grandi dimensioni, ma quando la vediamo avvicinare al porto vediamo che è strapiena di gente. Forse perché stanno preparandosi a sbarcare in ogni angolo che possiamo vedere vediamo gente ammassata sui vari deck della nave. Anche nel porto tutto comincia ad agitarsi. C'è chi fa passare i bagagli sopra le mura di cinta, c'è chi salta la recinzione, nessuno controlla e nessuno dice niente. Noi decidiamo di prendercela con calma ed evitare la grande ressa che ci sarà per salire a bordo. Vedere la massa caotica di gente che scende mentre altri si accalcano per salire è qualcosa di impressionante, anche per noi già abituati a situazioni simili. Infine pur attendendo che la ressa si calmi un po dobbiamo buttarci nell'avventura di prendere posto sulla nave. Cerchiamo inutilmente di stare assieme, ma come si fa con tutti che cercano di passarti davanti ed infilarsi fra di noi con pacchi, sacchi, valige e altro ancora? Con non poco dispendio di energia e nervi riusciamo, scavalcando bambini ed ogni sorta di materiale a salire fino all'ultimo deck della nave dove ci sistemiamo nello spiazzo riservato per la caffetteria. Il posto è limitato, con un gran via vai di gente e con la musica ad alto regime, ma almeno è fresco e coperto, ciò che apprezzeremo quando arriverà, nella seconda metà della giornata il solito temporale. Assistiamo da qui la movimentata ed interessante vita di bordo, gli unici turisti siamo noi 5 che però siamo stazionati in posti diversi.
Il meglio sistemato è Sobi, che ha trovato un comodo posto seduto su dei sacchi bianchi pieni di meloni. Dice di essere talmente comodo da rimanere tutto il giorno allo stesso posto riuscendo addirittura a fare un pisolino. Per passare il tempo mi metto a leggere un libro che avevo preso con me sulla finanza islamica. E' un tema che mi ha da sempre interessato, in particolare per fatto che le banche islamiche non possono applicare, per principio, dei tassi di interesse predefiniti. del quale volevo avere qualche informazione in più. In verità, non tutte le banche dei paesi islamici sono “Banche islamiche”, anzi queste sono ancora poche e dai dati statistici i capitali gestiti da tali banche fanno meno dell'uno percento della finanza mondiale. Ma il grande fatto positivo è che il tasso di crescita degli ultimi anni è fortemente in aumento, specialmente in paesi quali la Malesia, i paesi del Golo, il Pakistan ed il Bangladesh . Questo anche a causa della crisi finanziaria ancora in atto. I principi della shari'a applicati alle banche, oltre a proibire gli interessi, la ribà, prevede l'applicazione di vari principi sociali ed etici, quali per esempio il bando di tutti tipi di finanziamenti speculativi, i commercio di armi, droghe incluso l'alcol ecc. Analizzando bene la finanza islamica adotta già da molto tempo ciò che la finanza occidentale sta cercando di fare dopo lo sconquasso della recente crisi; con la definizione di regole “corporate social responsibility”. Tra l'altro anche il sistema di finanziamento tramite microcredito del premio Nobel Muhammad Yunus si ispira al modello di finanza islamica. Chiaramente non sarà un sistema perfetto, ma per me il principio di bandire i tassi di interesse prestabiliti è anche un fattore importante contro la crisi ambientale che stiamo vivendo. Dato che ritengo che sia questo il principio marcio che provoca la necessità di crescita senza fine. In un mondo finito una crescita continua, forzata dal sistema finanziario, è per l'umanità un suicidio premeditato. Che Maometto abbia visto giusto?. Tra l'altro dal libro ho anche capito che il tema dei tassi di interesse è stato un tema controverso e molto dibattuto anche all'interno del mondo cristiano che anch'esso all'inizio ne bandiva il principio. Ma poi con il tempo da parte del Vaticano venne concessa sempre più libertà d'azione finanziaria portando poi all'eccesso della famiglia De Medici che con il loro potere finanziario si comprarono il seggio di due papi con Leone X (Giovanni De Medici)e Clemente VII (Giulio De Medici).
Mentre leggevo il mio libro si sede accanto a me Adam, un mussulmano con il baschetto bianco in testa, che mi chiede incuriosito cosa sto leggendo. Gli spiego brevemente il tema del libro mentre lui si dimostra subito più interessato alla mia anima che alla finanza islamica, chiedendomi se credo, cosa penso dell'islam ecc. ecc. Gli spiego che per me le religioni hanno sempre creato conflitti e che la religione giusta non esiste, che bisognerebbe mescolare tutte le religioni e prenderne il meglio di ognuna. Lui però ritiene che l'islam è il meglio del meglio e vuole darmi un CD con tutte le indicazioni per diventare un buon mussulmano. Al temine della discussione mi inviata nel suo angolo di soggiorno sulla nave dove mi fa conoscere altri suoi colleghi anch'essi in tenuta islamica; uno ha un vestito tutto bianco da capo a piedi, io lo chiamo scherzosamente il sultano di Timor, lui sorride facendomi segno di aver capito ma di non parlare l'inglese. All'imbrunire seguiamo verso poppa un bellissimo tramonto con i colori del cielo che cambiano continuamente, mentre verso il cielo è scuro e minaccia un nuovo temporale. Verso le 9 di notte si iniziano a scorgere le prime luci dell'isola di Timor. Alle 10.30 dopo 12 ore di navigazione raggiungiamo il porto di Kupang che si trova 12 Km a sud della città. Per evitare resse inutili lasciamo uscire i passeggeri più frettolosi prima di scendere anche noi. Appena scesi ci troviamo assediati dai soliti “acchiappaturisti” che propongono il trasporto in città a prezzi esorbitanti. Dopo strenua trattativa con l'aiuto di Sobi, che ha dietro di se uno semestre di studio di indonesiano all'uni di Jakarta, riusciamo a farci portare con un bemo tutti e cinque, fino all'albergo Maliana, al prezzo di 10'000 rupie a testa. Intanto è già la una quando riusciamo a sistemarci, stanchi morti, nelle nostre camere.

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