Il nostro percorso

sabato 9 gennaio 2010

7 - 8 gennaio 2010 Dili (Timor Leste)

Primo giorno a Dili
Fatto una ottima e abbondante colazione al Dili Hotel prendiamo i nostri bagagli per spostarci al Dili Backpakers che dovrebbe trovarsi a poche centinaia di metri. Ma il sole è molto forte e cercare l'ombra non è un 'operazione facile, per cui a tre riprese chiediamo di farci portare con il taxi, ma questi taxisti mafiosi appena vedono un turista credono sia un pollo da spennare e ci chiedono 10 – 15$. Quando gli faccio segno che pagherei al massimo 2$ se be vanno. Qui oramai sono abituati a a portare in giro i vari rappresentanti delle truppe UN, della FAO, dell'UNICEF e delle varie NGO e quelli pagano probabilmente qualsiasi importo! Chiediamo di qua e di la per sapere dove si trova l'albergo che cerchiamo, ma riceviamo solo informazioni inconsistenti. Seguendo poi a naso ci imbattiamo in Sobi, l'ungherese che è proprio alloggiato dove noi stiamo andando. Quale coincidenza! Mentre ci salutiamo passa un venditore di ananas con il quale combino l'acquisto di tre pezzi per il prezzo di due, uno lo regalo poi a Sobi che ci accompagna fino al Dili Backpacker, dove la solerte Rita ci consegna per 25 US$ la migliore camera.
Timor Est è il più giovane paese del pianeta (se non si considera il Kossovo!) dichiarato indipendente dalle Nazioni Unite nel 2002 dopo una lunga e travagliata storia coloniale. Infatti sono stati i portoghesi i colonizzatori che hanno occupato per primi l'isola di Timor, poi sono arrivati gli olandesi nella parte Ovest spartendosi de facto l'isola. Tutto rimase più meno tranquillo fino all'indipendenza dell'Indonesia che si prese de facto la parte olandese. I portoghesi rimasero invece fino alla caduta, nel 1975 con la famosa rivoluzione dei garofani, della dittatura di Salazar Da quel momento iniziarono i problemi con l'Indonesia (mussulmani) che cercò di riprendersi tutta Timor e i “ribelli” di Timor Est (cristiani) a lottare per l'indipendenza. Fino al 1999 si susseguirono numerose trattative, senza successo, e lotte per trovare una soluzione. Nel 99 poi sotto il controllo dell'UNO si tenne una votazione che a grande maggioranza decise per l'indipendenza. Da quel momento la situazione degenerò con vari massacri ed interventi militari. Finalmente nel 2002 fu dichiarata dall'UNO l'indipendenza di un paese di solo 1 milione di popolazione, con pochissime risorse e che sopravvive solo grazie alla massiccia e ben visibile presenza internazionale. Specialmente la presenza australiana mi fa dire che Timor Est sta diventando una colonia di questo paese. I prezzi sono praticamente australianizzati, la moneta ufficiale è il US$, ma con il cambio attuale è quasi 1 a 1 con il $ australiano. La popolazione locale deve vivere con un livello dei prezzi incompatibile con quello che possono guadagnare. Ci dicono che un soldato delle truppe ONU guadagna dai 10 ai 20'000 US$ al mese, un timorese non li guadagna neanche in una vita tanti soldi! I pochi turisti che vengono qui scappano subito, anche perché le infrastrutture non sono inesistenti e le attrazioni poche. In realtà ci troviamo di fronte al solito problema irrisolto creato dal colonialismo e dal conflitto religioso portato da queste parti dagli europei. Peccato la popolazione meriterebbe di più di una situazione di continua dipendenza esterna.
Salutiamo per l'ultima volta Sobi che parte per visitare l'enclave di Oecussi in territorio Indonesiano (altro paradosso coloniale). Dopo aver cercato inutilmente qualcuno che parli portoghese, devo concludere che anche se il portoghese è la lingua dei colonizzatori la gente di oggi non lo parla più; l'unica traccia è rimasta nelle lingua Tatum, la lingua più parlata che è una miscela di indonesiano, portoghese e inglese.
Noi dopo esserci sistemati nel nuovo alloggio facciamo un giro della zona per andare a mangiare ottimamente in un ristorante indiano il “Garlic” a poche centinaia di metri dal nostro alloggio.


Secondo giorno a Dili
La giornata la dedichiamo a visitare la città con le poche attrazioni, ma con la gente cordiale e (quasi) sempre sorridenti, specialmente i bambini. Durante il lungo giro visitiamo il mercato della frutta, il palazzo del Governo, il museo della Resistenza contro l'occupazione indonesiana, per finire sul bel lungomare a vedere la gente a pescare e fare il bagno. Fa molto caldo per cui si sta bene solo qui vicino al mare dove il vento riesce a rinfrescare un poco. Per un $ ci facciamo servire due noci di cocco, l'unica bevanda economica, dato che perfino l'acqua in bottiglia arriva dall'Indonesia e la fanno pagare 1$ o più ancora. Passando per una zona un po più arretrata della città ci imbattiamo i un gruppo di bambini che fanno il bagno e sguazzano in un canale puzzolente e poco invitante, sicuramente in quel canale finiscono gli scarichi di tutta la zona!! Al mercato della frutta abbiamo comperato un cespo di ottime banane di colore viola che abbiamo regalato in giro ai bambini. Per fortuna che la frutta è buona, abbondante e relativamente (se si tratta il prezzo) economica. Cerchiamo un posto per collegarci ad Internet, ma niente da fare l'unico che troviamo, quello della Timor Telecom, è “broken” - che vuol dire che, non si sa fino a quando, non funziona. Peccato ad un $ all'ora sarebbe anche stato conveniente. A cena per festeggiare l'ultimo giorno in Asia andiamo al ristorante Thai non lontano dal nostro alloggio. Si effettivamente, domani lasceremo, non solo Timor ma il continente asiatico, quel continente che ci ha ospitato per cinque interessanti mesi di viaggio dandoci tante emozioni e facendoci conoscere tanta gente e vivere i contatti umani di questo continente in completo fermento. In ogni modo l'Asia non è un continente uniforme, ogni paese è particolare e ci rendiamo ora conto, facendo un piccolo esame retrospettivo, che abbiamo visto e vissuto molto intensamente i contatti con ogni tipo di gente; ma in modo particolare ci rimarranno in mente i sorrisi dei bambini che abbiamo incontrato. L'Asia per me è il sorriso dei bambini, che ti salutano, ti chiamano, si mettono in posa per farsi fotografare. Spero che sapranno mantenere anche in futuro il sorriso .. il sorriso dell'Asia.

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